la frattura delle spine tibiali
E’ un’ evenienza non troppo frequente nell’ adulto, ma va tenuta in considerazione nella traumatologia di ginocchio. Non sto qui a parlare delle varie classificazioni sulla tipologia della frattura, quello che occorre sapere per chi si occupa di rieducazione è che il trattamento, chirurgico o conservativo, comporta sempre un lungo periodo di immobilizzazione a ginocchio semiesteso. Il risultato è immaginabile: sempre grave rigidità della femoro-tibiale e della femoro-rotulea.
La rieducazione diventa pertanto molto impegnativa con il paziente spesso frustrato dai primi periodi di scarsi risultati nonostante terapie anche dolorose; se poi aggiungiamo le numerose e “professionali” recensioni che si possono leggere su quei forum dove ognuno porta la sua personale esperienza quasi sempre negativa (secondo me chi scrive che le cose gli sono andate male è animato da una sorta di perfidia contro chi sta avendo il suo stesso problema) ecco che i giochi sono fatti. Dobbiamo essere molto bravi, non tanto con le nostre tecniche, ma con le parole; è nei casi difficili come questi che vengono fuori le differenze. Tutti possono imparare le tecniche, basta allenarsi; pochi sanno utilizzare le parole, vengono da dentro e sono diverse per ogni paziente, nessuno può insegnarle! Dopo questa considerazione clinico – filosofica sono anche convinto che l’ altro punto essenziale per limitare i problemi di rigidità post – traumatica sia abolire o accorciare al massimo i tempi di immobilizzazione e nel caso specifico credo che, soprattutto dopo un intervento di fissazione della spina, un range articolare di 40 – 50° possa essere concesso immediatamente. Sto cercando di convincere i colleghi ortopedici!
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