una valutazione discutibile…
Una frattura da compressione del calcagno immobilizzata e scaricata per 60 giorni ha bisogno di riabilitazione? No, secondo il parere di un ortopedico che, rimosso l’ apparecchio gessato, ha visionato l’ esame rx e ne ha dedotto che andava bene così, che non occorreva alcuna rieducazione perché tutto sarebbe andato a posto da solo, sarebbe stata sufficiente la graduale ripresa del carico. Risultato? Dopo altri due mesi al paziente, che non riesce proprio a camminare, sorgono alcuni dubbi nonostante una visita di controllo che ribadisce la normalitè della situazione: “ci vorrà un po’ di tempo, è normale, basta avere pazienza” dice l’ ortopedico. Lo visito: dolore e gonfiore diffusi a tutto il piede, blocco articolare della tibio tarsica, impossibilità di carico sull’ arto interessato, molto probabile osteoporosi ragionale, in pratica una algodistrofia. Ora, al di là della domanda se sia opportuno immobilizzare in gesso per due mesi una frattura del calcagno (io penso proprio di no), non si può parlare di guarigione solo in base alla consolidazione ossea tralasciando tutto il resto; non si può dire “tutto a posto” in base al solo esame radiografico senza neanche toccare, o addirittura osservare il piede. Come si può avere una visione così limitata e superficiale? L’ intervento è perfettamente riuscito, ma il paziente è morto….
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